CAM (Criteri Ambientali Minimi): cosa sono e come ottenerli

I CAM (Criteri Ambientali Minimi) sono dei requisiti ambientali definiti per ciascuna fase del processo di acquisto e sono volti ad identificare il prodotto o servizio migliore, o anche la soluzione progettuale migliore, sotto il profilo ambientale e lungo tutto il ciclo di vita del prodotto o servizio, dalla disponibilità sul mercato allo smaltimento, passando per la filiera di produzione.

Un esempio di “prodotti CAM” sono i blocchi cassero di Isobloc, certificati per ottenere Sismabonus, Exobonus e Superbonus 110%.

Erroneamente si parla di certificazione CAM: questi requisiti sono stabiliti dal Piano per la sostenibilità ambientale dei consumi del settore della pubblica amministrazione e sono adottati con Decreto del Ministro dell’Ambiente della Tutela del Territorio e del mare.

In Italia, i Criteri Ambientali Minimi sono stati introdotti e regolamentati nel 2015 con la Legge 221 e, successivamente, con l’art. 34 “Criteri di sostenibilità energetica e ambientale” del Decreto Legislativo 50/2016 (“Codice degli appalti”). In quest’ultimo è stato definito che il GPP (Green Public Procurement) della Pubblica Amministrazione identifica le categorie di beni, servizi e lavori di intervento per i quali le stazioni appaltanti sono obbligate a inserire le specifiche tecniche e le clausole contrattuali individuate dai CAM nei relativi bandi di appalto.

Questo obbligo garantisce non solo una maggiore incisività nella lotta agli sprechi ambientali, ma promuove altresì modelli di produzione e consumo più sostenibili. A livello di imprese, inoltre, questo obbligo aumenta e tutela la competitività e stimola l’innovazione.

CAM: quanti sono, cosa contengono e come ottenerli

I CAM attualmente in vigore sono distribuiti nelle 18 categorie seguenti:

  • arredi per interni;
  • arredo urbano;
  • ausili per l’incontinenza;
  • calzature da lavoro e accessori in pelle;
  • carta;
  • cartucce;
  • edilizia;
  • illuminazione pubblica (fornitura e progettazione);
  • illuminazione pubblica (servizio);
  • illuminazione, riscaldamento/raffrescamento per edifici;
  • lavaggio industriale e noleggio di tessili e materasseria;
  • rifiuti urbani;
  • ristorazione collettiva;
  • sanificazione;
  • stampanti;
  • tessili;
  • veicoli;
  • verde pubblico.

Molti altri CAM sono in via di progettazione e/o definizione. Pur rappresentando categorie merceologiche ben definite e spesso diametralmente opposte tra loro, ogni CAM ha una base comune costituita da normative ambientali di riferimento, indicazioni sulle procedure di esecuzione delle gare di appalto e descrizioni sulla definizione di ciascun criterio ambientale minimo.

Se sei il titolare di una impresa interessata a partecipare ad un appalto in cui vigono alcuni obblighi CAM, dovrai tassativamente sottostare ai criteri richiesti per poter entrare in gara: la fase di selezione dei candidati serve proprio a designare soggetti con requisiti di qualificazione tali da garantire l’esecuzione dell’appalto nel totale rispetto dell’ambiente.

L’impresa dovrà dimostrare agli uffici della Pubblica Amministrazione la conformità ai requisiti prescritti: tali attestazioni sono spesso relative ad analisi di laboratorio, a schede esplicative o a certificazioni rilasciate da un Ente di terza parte indipendente.

Proprio a causa delle competenze tecniche e giuridiche alla base della normativa CAM, in fase di appalto è forse questo lo scoglio più difficile da superare, sia per gli operatori ma anche per le stazioni appaltanti della Pubblica Amministrazione.

Per ovviare a ciò, esistono degli Enti terzi a cui la Pubblica Amministrazione si può rivolgere per verificare la conformità di un operatore al CAM o, più nello specifico, al bando di gara in questione.

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