Amianto: la situazione in Italia

Il problema della tossicità dell’amianto e dei prodotti derivati è stato messo in evidenza già a metà degli anni ’60, ma legislazione italiana è stata estremamente lenta della sua risposta e per lunga parte poco efficace nella risposta, sia per quanto riguarda i censimenti che la realizzazione degli impianti e dei siti di stoccaggio.

A partire dalla sua messa al bando nel 1992 e l’interruzione della produzione di materiali come l’Eternit, la situazione delle bonifiche non è delle più rosee perché la risposta delle istituzioni e dei cittadini è stata lenta e tardiva e in alcuni casi situazioni a rischio vengono completamente ignorate.

I censimenti

Il censimento delle strutture contenenti amianto non si è rivelato molto efficace, perché dai dati risulta che a quasi 30 anni dall’approvazione della legge per la rimozione del contaminante dagli edifici, la bonifica ha interessato a malapena il 2% degli immobili stimati.

Attualmente sono meno di 7000 su totale di 370.000 le immobili contenenti eternit e amianto ad essere stati trattati, e molti edifici pubblici non hanno ancora subito un controllo, nonostante la normativa sia in vigore da parecchi anni.

Il problema principale è che l’inerzia colpisce indifferentemente sia il pubblico che il privato, e ambedue sembrano ignorare l’estrema gravità della situazione.

Esistono quasi 58 milioni di metri quadri di coperture in eternit, la maggior parte delle quali si trovano in edifici privati, in molti casi in abbandono e in pessime condizioni di conservazione. L’eternit, infatti, a dispetto del nome, se sottoposto alle intemperie si sfarina e disperde le fibre in aria.

Moltissime delle coperture segnalate o note non sono ancora state bonificate e neppure trattate con la schiuma per stabilizzate almeno temporaneamente.

Quindi è bene, in primis, contattare un’azienda specializzata nella rimozione di Amianto e FAV (Fibre Artificiali Vetrose), infatti, spesso dove si trova l’amianto, si riscontra anche la presenza di Fibre Artificiali Vetrose.

Il rischio amianto per la Salute

Purtroppo a fianco di questi numeri troviamo quasi 22.000 casi di mesotelioma maligno, con oltre 6.000 morti all’anno. La distribuzione vede in testa la Lombardia, soprattutto per l’alta densità di fabbriche costruite a cavalo degli anni ‘50 e ‘60, seguita di poco dal Piemonte rispettivamente più con più di 4.200 casi è 3.600.

Altre regioni pesantemente colpite sono Liguria, Emilia Romagna, Veneto e Toscana, con cifre più basse ma comunque sia allarmanti, specie se stimate in base al numero di abitanti. La Liguria in questo caso è una delle regioni più a rischio.

Per il sud le situazioni peggiori si riscontrano in Sicilia e Campania, anche se la casistica qua è molto più bassa a causa della bassa industrializzazione. I dati per il Centro Sud, compreso il Lazio sono frammentati e poco attendibili. Alcune regioni addirittura non hanno ancora recepito il piano per la bonifica e su molte zone non ci sono neanche notizie attendibili da parte delle istituzioni e delle ARPA.

La mappatura del territorio è stata fatta soltanto maniera superficiale e parziale, spesso trattando le sole strutture pubbliche. Purtroppo però una grossa parte del sommerso dell’amianto riguarda strutture abitative private, sulle quali spesso non ci sono notizie, e lo smaltimento abusivo dei manufatti in eternit, di frequente conferiti direttamente in discarica oppure interrati illegalmente.

Gli impianti di smaltimento

Legambiente riporta problematiche relative agli impianti di smaltimento che sono nettamente insufficienti, sia per distribuzione che volumi trattabili.

In alcuni casi le strutture sono bloccate a causa della quantità eccessiva di materiale in entrata e ci sono gravi problemi di stoccaggio, perché l’amianto e l’eternit non si possono semplicemente accatastare in attesa del trattamento, ma occorrono impianti che rispettino condizioni estremamente stringenti per poter essere considerati idonei.

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